Descrizione Progetto

Non esiste un altro luogo nel mediterraneo dove il mare tocca il cielo attraverso le sue montagne, grigie e scure. Non a caso il Montenegro si chiama così. Mille toni di “grigio-terra” sono i colori che legano tutti gli ambienti tra loro. Le spiagge montenegrine delle bocche di Cattaro sono composte prevalentemente da un ghiaietto grigio che ha in sé questi colori nelle tonalità che abbiamo portato all’interno l’edificio attraverso un’attenta operazione di armonie e  cromatismi. Il colore esterno dell’edificio non è a catalogo, ma è stato ripreso dalla corteccia della palma realizzato appositamente per questo luogo. E’ il colore dell’ombra e della sua frescura ed è uno dei grigi della cima del Lovcen. E’ un cromatismo discreto per chi proviene dal mare. L’edificio si confonde con la terra e non si impone come gli altri condomini circostanti. Ecco che, nonostante i suoi sette piani, visto da Herceg Novi, l’hotel si stempera nella natura retrostante. E’ un’ ombra in mezzo ai Palazzi di Igalo che svettano con tutta la loro imponenza. Palmonbay, il cui nome nasce dalle altissime palme del suo giardino e dall’ antistante spiaggia, al suo interno esplode nella sua luminosità offrendo attraverso libere reinterpretazioni artistiche, la sensazione di essere all’interno di un acquario avvolto da bollicine bianche. Che dire poi delle sue terrazze che guardano in un colpo d’occhio il mare e il cielo. Ecco spiegata la presenza di variegati toni azzurri , accostati a tiepidi verdi e ai blu più profondi del mare. I colori si mescolano con delicatezza a quelli della terra per ricordare il luogo dove siamo. A un importante artista italiano di Roma, l’ Arch. Giancarlo Micheli, e’ stato chiesto di interpretare i luoghi più significativi delle Bocche di Cattaro e della storica Castelnuovo per confermare questa esigenza di sentirsi a Cattaro e non altrove. Prospettive in scala reale si mescolano a prospettive fantasiose arricchite da un sapere di architettura antica e ricca di storia. I velieri della scuola navale di Perast navigano nel blu di un mare scuro simile alle profonde acque di un fiordo. A queste decorazioni acquerellate alle pareti si aggiungono le opere in ferro e raku di Francesco Faravelli. Gli alberi e le radici ritagliate nel ferro o acidate nei vetri portano la natura nell’architettura. Una natura artificiale e artificiosa che si ripete all’infinito sulle facciate dell’ ingresso, nelle vetrate della SPA o su pareti vetrate che accompagnano la salita alle camere che dividono senza separare. Di importanza fondamentale è stato lo studio della luce dove i corpi illuminanti sono tutti rigorosamente a Led e di firma italiana scelti in collaborazione con Telmotor. Gli arredi per esterni sono stati scelti nell’ampia collezione della nota ditta italiana Roda, i tessili sono stati forniti da CRDI e gli imbottiti da parte della ditta italiana zona living di Pistoia. Le finiture parietali interne dei bagni, sembrano riprendere l’impalpabilità della seta, gli stucchi lucidi e materici della SPA o dell’ingresso dell’hotel, nascono dall’abilità artigianale tutta italiana di Antonino Galvagno. L’interior design e’ stato coordinato e studiato dallo Studio Brusa Pasqué, che ha fuso la sua esperienza con l’artigianalitá e la professionalità’ italiana a quella serbo-montenegrina, in un rapporto virtuoso dove l’uno ha dato qualcosa all’altro e l’esito positivo del progetto nasce da questa fusione di culture voluta fortemente dal proprietario.